Storie di successo: la testimonianza di Sihana che ha frequentato il corso Java

Sihana è una giovane diplomata del corso Java di Generation Italy. Concluso il corso ha trovato lavoro con Almaviva, una dei più grandi system integrator italiani, ma a causa del lockdown indetto per il COVID-19 ha lavorato solo qualche giorno prima di iniziare in remoto. In questa breve intervista ci racconta la sua esperienza.

Qual è stato il percorso che ti ha portato a scegliere di fare un corso Java con Generation?

Diciamo che ho intrapreso diversi percorsi lasciandoli un po’ a metà. La strada cardine è stata quella di Scienze Infermieristiche che non ho portato a termine nonostante mancasse pochissimo, perché mi ero accorta che non faceva per me. Così ho deciso di interrompere e di prendermi un anno sabbatico per capire quale poteva essere la mia strada. È in quel periodo che mi sono interfacciata con le professioni informatiche, i “nuovi lavori”. Una cara amica nel settore ha cominciato a parlarmi di profili che non conoscevo nell’IT e della grande richiesta di lavoro, e mi sono incuriosita. Ho cercato corsi di formazione finché, inaspettatamente, mio padre ha ricevuto un’e-mail da Intesa Sanpaolo, presso cui è cliente, sui corsi Java Generation. Ho visto il sito e svolto i test di selezione con la forma mentis di chi non sarebbe entrata. Pensavo che essendo un corso gratuito la domanda sarebbe stata così elevata che le mie possibilità fossero minime; immaginavo già di dover cercare corsi a pagamento. E invece sono stata ammessa al corso.

Com’è stato il tuo primo impatto con la programmazione?

Essendo estranea al mondo della tecnica informatica, il primo impatto è stato a dir poco traumatico. Mi sentivo abbattuta perché mi sembrava di non capire niente e di non essere assolutamente portata. Naturalmente sapevo che sarebbe stato un percorso impegnativo che avrebbe richiesto un po’ di tempo e in effetti, con l’aiuto dei compagni, dell’ambiente, dei professori, ho superato il momento di crisi.

E quanto c’è voluto per arrivare a questo momento di svolta?

Circa due settimane – che in un corso intensivo come questo saranno l’equivalente di due mesi. Dalla terza settimana in poi mi sono rilassata e ho cominciato ad assimilare meglio. Mi sono accorta che prima capivo le cose, ma non riuscivo a localizzarle in testa. Forse, venendo da un percorso che non c’entrava niente con la programmazione non avevo ancora acquisito il modo di pensare informatico, quindi dovevo rivoluzionare il mio modo di pensare. È stato nei vari laboratori, nei momenti di pratica, che vedevo che le cose mi riuscivano, e ho capito che stavo assimilando.

Ci sono stati dei contenuti del corso che ti hanno aiutato in modo particolare?

Per quanto riguarda la sfera “psicologica”, le giornate sulle soft skills sono state davvero molto utili. Quello che non avevo mai affrontato era come porsi in ambiente di lavoro, con colleghi e dirigenti. Le dinamiche lavorative, che prima mi sembravano scontate, non le sapevo gestire come sento di saper fare adesso. Da un punto di vista tecnico invece mi hanno aiutato tantissimo le sessioni sul tema Database, perché poi mi sono ritrovata a fare quello sul lavoro.

Ecco, mi diresti di più su quello che fai adesso?

Adesso lavoro in Almaviva, una grande azienda a Roma, precisamente nel settore di sincronizzazione Database. Manipoliamo Big Data. Lavoro in un team di 10-15 persone e mi trovo benissimo con i colleghi nonostante li abbia visti solo per una settimana lavorativa prima del lockdown. Si è instaurata una bella dinamica di gruppo.

Ci sono altri diplomati Generation nell’azienda?

Si, in Almaviva siamo in tutto nove del mio corso e qualcuno di corsi precedenti. Ogni tanto ci sentiamo. Abbiamo ben due gruppi WhatsApp attivi, uno con tutti i diplomati del corso ed uno con i ragazzi Generation in Almaviva. Con il gruppo della classe è in programma un’uscita appena si calma un po’ la situazione Covid.

E com’è stato lavorare nel periodo Covid?

Molto strano. Non essendo già avviata nella professione, affrontare un periodo di formazione in remoto è stato particolarmente complicato sia per me, che in certi momenti non sapevo a chi fare riferimento, che per i miei colleghi, che non si erano mai trovati in smart-working tutti insieme. Con l’arrivo del lockdown c’è stato un momento di caos generale. Prima si è cercato di capire come gestire il lavoro da casa e poi come continuare la formazione. È stato un po’ un apprendimento collettivo delle nuove dinamiche di lavoro. Avendo iniziato in smart-working, per me è diventata un po’ la norma lavorare da casa. Per chi di solito lavora in presenza è una situazione anomala a cui si è dovuto abituare. Adesso direi che riusciamo a mantenere un buon ritmo.

Come diresti che è stato il tuo 2020?

Caotico. Positivo sotto molti aspetti, sicuramente quello lavorativo. Ho intrapreso un nuovo percorso di vita. E poi c’è stato questo lockdown che ha stravolto un po’ tutto.  

Che piani hai per il futuro?

Innanzitutto, specializzarmi nell’area in cui lavoro per diventare una figura senior. Da lì vediamo che sfide si presentano.

Cosa diresti alla Sihana di un anno fa?

Sihana di un anno fa non aveva idea di quello che avrebbe fatto nella vita, navigava un po’ nel buio. Le direi di stare tranquilla perché le cose prenderanno il loro corso.

C’è qualcosa che porti con te del corso, al di là dell’aspetto professionale?

È stata un’esperienza molto positiva. Quello che ho trovato bello è stato soprattutto il confronto con persone così diverse. A scuola siamo abituati ad andare di pari passo con persone della nostra età. Relazionarsi con ragazzi più grandi e più piccoli e di background così differenti ti fa lavorare su diversi livelli e richiede flessibilità. È una bella sensazione.